MONDO
Unione Europea
Turchia, il rapporto Ue boccia Ankara: "Gravi passi indietro su diritti e giustizia"
Critiche nel rapporto della Commissione Europea sull'allargamento ai Paesi candidati all'annessione all'Unione
"Importanti passi indietro nella libertà d'espressione negli ultimi anni, inadeguata lotta a corruzione, trend negativo su diritti e giustizia". E' quanto emerge dal rapporto sulla Turchia della Commissione Ue sui Paesi candidati all'adesione all'Unione. Non sono, inoltre, mancate aspre critiche per la pubblicazione del rapporto, arrivata dopo 15 giorni dal voto di Ankara del 1 novembre scorso che ha visto il partito dell'Akp del Presidente Recep Erogan di nuovo vincitore.
Ma si legge nel rapporto, "il ritmo delle riforme è rallentato nell'ultimo anno in Turchia", anche per "le protratte elezioni e la continua divisione politica". La "crescente pressione sui media", è stata causa "di seria preoccupazione" e i giudici "sono stati sotto forte pressione politica".
Unico dato postivo il progresso nel dialogo di politica economica tra il paese e il resto del mondo, ma secondo l'esecutivo di Bruxelles restano piuttosto gravi "i procedimenti penali e le intimidazioni a giornalisti,scrittori e utenti di social media", sulla riforma della legge di modifica e restrizioni riguardo a Internet, ben al di sotto degli standard europei, visto dal governo come una minaccia.
E sottolinea ancora il rapporto, l'irrisolta questione curda che ha portato a un insasprirsi del terrorismo del Pkk nel paese. La fine della tragua sul cessate il fuoco del 5 novembre scorso, non lascia dubbi sulla 'fondamentale' ripresa del dialogo nel trentennale conflitto del governo con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che "rimane nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea, sia in Turchia che in Iraq".
Nella relazione si riconosce che la Turchia ha visto "un grave deterioramento della propria situazione di sicurezza", con le autorità del Paese che hanno lanciato
una vasta campagna militare anti-terrorismo contro il Pkk. La Commissione Ue evidenzia che "il processo di risoluzione della questione curda si è fermato, nonostante fossero stati realizzati sviluppi positivi". Il grave attentato del 10 ottobre scorso di Ankara in cui sono morte 128 persone, attribuito a miliziani turchi aderiti all'Isis e al Pkk non aiuta a creare certezze a sostegno della candidatura del Paese.
Infine, nonostante gli sforzi della Turchia nell'accoglienza di migliaia di profughi siriani sul prorpio territorio, resta grave per i membri dell'esecutivo di Bruxelles un rallentamento delle riforme anche sui diritti civili e la lotta alle discirminazioni anch'esse al di sotto degli standard europei, per quanto riguarda donne, minori e omosessuali.
Ma si legge nel rapporto, "il ritmo delle riforme è rallentato nell'ultimo anno in Turchia", anche per "le protratte elezioni e la continua divisione politica". La "crescente pressione sui media", è stata causa "di seria preoccupazione" e i giudici "sono stati sotto forte pressione politica".
Unico dato postivo il progresso nel dialogo di politica economica tra il paese e il resto del mondo, ma secondo l'esecutivo di Bruxelles restano piuttosto gravi "i procedimenti penali e le intimidazioni a giornalisti,scrittori e utenti di social media", sulla riforma della legge di modifica e restrizioni riguardo a Internet, ben al di sotto degli standard europei, visto dal governo come una minaccia.
E sottolinea ancora il rapporto, l'irrisolta questione curda che ha portato a un insasprirsi del terrorismo del Pkk nel paese. La fine della tragua sul cessate il fuoco del 5 novembre scorso, non lascia dubbi sulla 'fondamentale' ripresa del dialogo nel trentennale conflitto del governo con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che "rimane nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea, sia in Turchia che in Iraq".
Nella relazione si riconosce che la Turchia ha visto "un grave deterioramento della propria situazione di sicurezza", con le autorità del Paese che hanno lanciato
una vasta campagna militare anti-terrorismo contro il Pkk. La Commissione Ue evidenzia che "il processo di risoluzione della questione curda si è fermato, nonostante fossero stati realizzati sviluppi positivi". Il grave attentato del 10 ottobre scorso di Ankara in cui sono morte 128 persone, attribuito a miliziani turchi aderiti all'Isis e al Pkk non aiuta a creare certezze a sostegno della candidatura del Paese.
Infine, nonostante gli sforzi della Turchia nell'accoglienza di migliaia di profughi siriani sul prorpio territorio, resta grave per i membri dell'esecutivo di Bruxelles un rallentamento delle riforme anche sui diritti civili e la lotta alle discirminazioni anch'esse al di sotto degli standard europei, per quanto riguarda donne, minori e omosessuali.