ECONOMIA
Dopo lo scandalo la Volkswagen continua a puntare su una leadership screditata
La rivoluzione Volkswagen. Storia di un'occasione sprecata
La Volkswagen è da tempo considerata un'azienda insulare e dalla governance opaca. Lo scandalo dei test truccati ha offerto alla casa tedesca l'occasione per voltare pagina. Ma questa occasione è stata sprecata. Potrebbe essere l'inizio di un terremoto e di una rivoluzione nel mondo dell'auto
Quando una compagnia che vende prodotti di largo consumo, costruita sulla fiducia e sulla competenza, rompe il patto di fiducia con il pubblico, il danno è enorme. Le audizioni americane sono state seguite da sessioni parlamentari anche nel Regno Unito e altre indagini ufficiali vengono lanciate in giro per il mondo. In Italia ed in Germania la polizia ha perquisito uffici privati e case private alla ricerca di documenti rilevanti. Si parla di azioni legali e di class action in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all'Australia. E la Banca Europea per gli Investimenti sta dedicidendo se verificare se i prestiti accordati alla compagnia – che erano legati al rispetto di obiettivi ambientali – sono stati invece utilizzati per ingannare i test. Se così fosse, potrebbe richiedere il deanro indietro. Visto che la Volkswagen annuncia il ritiro di 8,5 milioni di automobili in Europa, esiste la possibilità che la compagnia non sopravviva, almeno non nella sua forma attuale. Il danno finanziario sarà enorme: Volkswagen ora dice di aver accantonato 6,5 miliardi di euro per coprire i costi dello scandalo. Ma questo potrebbe non essere sufficiente e la quotazione in borsa della compagnia riflette i timori del mercato, e il peggioramento del rating.
L'intera industria dell'auto è sotto esame così come i regolatori che stanno mettendo a punto nuove procedure visto che quelle attuali si sono rivelate così facili da ingannare e visto che le stesse autorità appaiono così strettamente legate all'industria dell'auto ed ai suoi interessi. La Volkswagen è così strettamente legata al'immagine di qualità ingegneristica del "sistema Germania" che, per quanto questo possa apparire ingiusto, lo scandalo colpirà anche le altre case automobilistiche tedesche. Qui, in fondo, abbiamo una azienda super celebrata che ha sempre messo le sue credenziali di rispetto dell'ambiente al centro della sua immagine, e che, però, all'atto pratico, ha barato.
Tenere nascosto un errore, come ha fatto GM con i suoi iniettori difettosi, è già abbastanza grave; creare e installare un software disegnato al solo scopo di frodare il pubblico è sintomo di qualcosa di molto peggio. Il pesce puzza dalla testa. Volkswagen è da tempo criticata per la sua struttura societaria e di governo poco sofisticata: insulare, tutta chiusa al suo interno e lacerata da rivalità e conflitti interni. I nodi sono venuti al pettine nell'aprile scorso, quando l'allora presidente Ferdinand Piëch ha dato le dimissioni dopo una lotta di potere con l'ex CEO, Martin Winterkorn. la moglie di Piëch, Ursula, ex insegnante dell'asilo, era anche membro del board di supervisione ha dovuto dimettersi anche lei. Se questa gente può dire a testa alta di non sapere nulla di quel che stava succedendo, o non sono sinceri o hanno trascurato di assolvere al fondamentale ruolo di un consigliere di amministrazione: — fare domande scomode e controllare quel che fanno i manager, specie quando le cose sembrano troppo belle per essere vere — . Sfortunatamente dopo le rivelazioni Volkswagen ha sprecato quel che avrebbe potuto essere un momento spartiacque per la compagnia, una opportunità perfetta per riformare la sua governance, per coinvolgere consiglieri di amministrazione veramente indipendenti e un nuovo modo di pensare e di agire al vertice.
Invece, Hans Dieter Pötsch, il capo delle settore finanziario di Volkswagen sin dal 2003, un interno a tutto tondo, è stato nominato presidente del consiglio di sorveglianza, e il nuovo AD è un altro insider, Matthias Müller, l'ex capo del ramo Porsche del gruppo Volkswagen’s. Chi mai potrà fidarsi delle inchieste interne di una leadership così e delle sue promesse di trasparenza? Tutto questo accade in un momento in cui i produttori traduizionali di auto si trovano ad affrontare la sfida di attori estranei al settore. Il comportamento di compagnie come Volkswagen potrebbe spingere i consumatori ad abbandonare le case tradizionali e rivolgersi ai nuovi attori che si affacceranno presto sulla scena, come Google e le sue macchine in grado di guidarsi da sole, e i modelli elettrici della Tesla che rendono totalmente inutili i test di emissione. Ma la storia non finisce qui. Il fatto che linee di codice, non di plastica o di metallo, siano state usate per drogare i test, sottolinea il potenziale e la prospettiva di quel che potranno essere le automobili intelligenti di domani in grado svolgere tante funzioni in più rispetto a quelle di oggi, ma sottolinea anche la possibilità di automobili così' complesse che nessuno sarà in grado di capire cosa c'è sotto il cofano, quali dati vengono raccolti su di loro, e quale uso potrebbero farne in futuro. Quel che Volkswagen sostiene essere la conseguenza dell'azione di un paio di ingegneri delinquenti, potrebbe fare da catalizzatore per un nuovo modo di pensare ed un nuovo approccio all'industria dell'auto, soprattutto in vista di legislazioni più stringenti contro il cambio climatico. Il pubblico sarebbe spinto più rapidamente ad adottare nuove auto che non dipendono dai combustibili fossili. E l'emergere di nuove sfide farebbe chiaramente capire alle aziende che il "business as usual" — scarsa governance e vuote promesse – non saranno più tollerate. Siamo solo all'inizio di quel che potrebbe essere un lungo processo di resa dei conti per Volkswagen. Se vi saranno altre conseguenze per tutta l'industria questo scandalo potrebbe essere ricordato come il detonatore per una nuova era della mobilità umana.
Lucy P. Marcus è AD di Marcus Venture Consulting. — consigliere di amministrazione di Atlantia s.p.a.