ECONOMIA
Bce solleva il nodo della stabilità
Renzi: non esiste un caso Italia, ma singole banche con problemi specifici
Il premier torna a rassicurare sulla tenuta del sistema bancario italiano, alle prese sì con 'situazioni aperte per mille motivi' ma che l'esecutivo è pronto, grazie a un 'gioco di squadra' a risolvere prima di eventuali deflagrazioni
Da Varsavia, dove a margine del vertice Nato ha avuto l'occasione di parlare a quattrocchi con Jean Claude Juncker e Angela Merkel, Matteo Renzi rassicura nuovamente sulla tenuta del sistema bancario italiano, alle prese sì con 'situazioni aperte per mille motivi' ma che l'esecutivo è pronto, grazie a un 'gioco di squadra' a risolvere prima di eventuali deflagrazioni.
Ancora una volta non è citata espressamente, non lo avevano fatto ieri nemmeno Ignazio Visco e Pier Carlo Padoan, ma è chiaro che il riferimento del premier è al Monte dei Paschi di Siena, che ha subito negli ultimi tempi più di un tracollo in borsa e che ora sta cercando di proporre alla Bce e al mercato una soluzione convincente al suo problema numero uno, quello dei crediti in sofferenza.
Una partita che il Monte vorrebbe giocare il più possibile in autonomia, anche se appare quasi certo un intervento della mano pubblica qualora dovesse diventare inevitabile procedere a un nuovo aumento di capitale. Anche se di qui al 29 luglio si riuscisse a presentare uno schema ufficiale di gestione degli Npl (non performing loans, prestiti non performanti) anche utiizzando il fondo Atlante (la vigilanza chiede di smaltirne in 3 anni 10,4 miliardi) resta comunque la spada di Damocle dei risultati degli stress test Eba che la banca potrebbe non superare.
Anche certo arrivare a qull'appuntamento con il piano sui crediti inesigibili già messo a punto renderebbe meno traumatico questo passaggio e consentirebbe di affrontare il mercato in migliori condizioni. Ma non eviterebbe comunque un intervento pubblico di garanzia sull'aumento per il quale il governo vorrebbe ottenere il via libero europeo al più presto.
Le condizioni per l'intervento, infatti, vanno concordate con Bruxelles e al momento, nonostante il sostegno politico incassato dal premier, non si registrano passi avanti nel negoziato. Certo, quel 'supporto di tutti i partner europei e della Comissione' sottolineato da Renzi dopo averne parlato, come ha detto lui stesso, anche con Juncker, avrà il suo peso nella trattativa così come lo potrebbero avere gli inviti arrivati dalla Bce prima e dal Fondo monetario poi a una 'profonda riflessione' sulle rigide regole europee che invece devono essere sfrittate in tutta la loro 'flessibilità' in un momento in cui si è registrato lo stallo degli ultimi giorni, consentire all'Italia un salvataggio pubblico senza far pagare gli investitori, nemmeno quelli istituzionali, sarebbe una scelta senza precedenti e per questo la Ue sarebbe restia a concedere.
La deroga scritta all'articolo 45 della comunicazione sugli aiuti di stato alle banche, infatti, non è stata applicata nemmeno agli istituti greci in pieno rischio Grexit con conseguente disgregazione dell'Eurozona. E la Brexit, per ora, non sarebbe considerata uno shock tale da permettere una flessibilità spinta all'estremo, con il rischio tra l'altro di minare la credibilità dell'impianto delle nuove regole incentrate sul Bail in ( "salvataggio interno") e appena entrate in vigore.