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MONDO

L'incubo di Parigi

Charlie Hebdo, le vedove dei terroristi: le donne che usavano per comunicare tra di loro

Hayat Boumedienne, 26 anni, orfana di madre e cresciuta in un istituto è stata la moglie di Amedy Coulibaly, ora in fuga e ricercata da tutta la Francia. Izzana Hamyd ha sposato Chérif Kouachi ed è la sorella di Mourad Hamyd, il presunto autista costituitosi mercoledì: ora è in carcere, guardata a vista. Ritratto delle donne che i mariti, temendo di essere intercettati, usavano per comunicare. 

Hayat Boumedienne
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Cherchez les femmes. Sono due le donne da cercare per ricostruire il piano dietro le 55 ore che hanno sconvolto la Francia, il doppio rispetto al romanzo giudiziario di Alexandre Dumas che ha reso celebre la frase: Hayat Boumedienne, la donna di Amedy Coulibaly, e Izzana Hamyd, sposata con Chérif Kouachi. Sapendo di essere noti alla polizia, per non essere intercettati si scambiavano messaggi tramite i cellulari delle due donne. 

I legami tra Hayat Boumedienne e Izzana Hamyd
Sono legate tra di loro a doppio filo: amore e terrorismo, famiglia d’origine e famiglia costruita con il matrimonio. Izzana Hamyd sarebbe infatti la sorella di quel Mourad Hamyd che si è costituito mercoledì scorso dopo che sui social network era circolata la notizia di un suo coinvolgimento nella carneficina di Charlie Hebdo. Ora i mariti sono diventati martiri e loro vedove. Hayat Boumedienne è in fuga, braccata ricercata numero uno di Francia, Izzana Hamyd è invece in carcere da mercoledì. Della prima i giornali sono pieni di fotografie – in bikini o nascosta sotto un niqab – la seconda è mediaticamente senza volto.

Il megafono dei mariti: quelle 500 chiamate
Amedy Coulibaly, il sequestratore ucciso dopo aver tenuto diverse persone in ostaggio nel supermercato kosher di Porte de Vincennes, e Chérif Kouachi, uno dei due fratelli autori del massacro di Charlie Hebdo, le usavano per comunicare. 500 contatti telefonici solo nel 2014, più di uno al giorno. Numeri che non lasciano dubbi ai magistrati francesi: “Era il tramite con cui mantenevano rapporti costanti e robusti”, ha detto il Procuratore François Molins.
 
Hayat Boumedienne: orfana di madre, selfie in bikini e niqab
“Armata e pericolosa”. La polizia francese descrive così Hayat Boumedienne, 26 anni, franco-algerina, il cui volto ci è ormai noto tramite la foto segnaletica e i suoi selfie insieme a Coulibaly. Nata a Villiers sur Marne il 26 giugno 1988 in una famiglia di 7 fratelli, a sei anni perde la madre e il padre non riesce a mantenere tutti i figli che finiscono affidati ai servizi sociali. Un dettaglio biografico che la accomuna ai fratelli Kouachi, rimasti orfani e cresciuti in un istituto. Per un breve periodo Hayat Boumedienne lavora come cassiera poi, secondo Le Monde, inizia la sua relazione con Coulibaly prima del 2010: lo attende mentre sconta quattro anni di carcere per aver preso parte all’organizzazione di un tentativo di evasione e, si sposano (pare solo con rito religioso) e si trasferiscono insieme in una banlieue di Parigi, Bagneux. Per almeno due volte, secondo la polizia, ha accompagnato il marito a Murat, nella regione di Cantal, per incontrare Djamel Beghal che si trovava lì con l’obbligo di dimora dopo essere stato condannato per terrorismo. E’ lui il “cattivo maestro”, il ponte tra Coulibaly e i fratelli Kouachi, tutti suoi discepoli.
 
Izzana Hamyd: moglie e sorella di terroristi
Non se ne conosce l’età, non ha ancora un volto. Izzana Hamyd è la vedova di Chérif Kouachi e la sorella, pare, di Mourad Hamyd, il giovane che mercoledì si è costituito dopo che era circolata la voce che avesse preso parte all’assalto a Charlie Hebdo. Di lei si sa che ha parlato più di una volta al giorno al telefono con Hayat Boumedienne, utilizzata dal marito per comunicare con il sodale e terrorista Amedy Coulibaly. E, secondo il Daily Mail, sarebbe un’insegnante di asilo nido. Mercoledì è stata arrestata dalla polizia francese ed ora è in cella, guardata a vista. La donna era già nota alle forze dell’ordine: era stata interrogata dopo l’arresto del compagno perché aveva partecipato al tentativo di evasione di Smain Ait Ali Blekacem, responsabile di una serie di attentati nel 1995.
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