ECONOMIA
Il presidente Bce sul Jobs Act: "Non credo produrrà licenziamenti di massa"
Crisi, Draghi: "Gli elettori mandino a casa i governi che non agiscono sul lavoro"
"In Europa - dice il presidente della Bce dal Brookings institution di Washington - i problemi non sono ciclici, ma strutturali: fare subito le riforme". Sulla riforma del lavoro italiana: "Nostro Paese è stato in recessione così a lungo che le aziende che volevano licenziare lo hanno già fatto". Il direttore del Fmi Lagarde: "Fare le riforme, basta parole"
Washington (Usa)
O adesso o mai più. Mario Draghi parla a Washington al Brookings institution e ribadisce, a una settimana dal vertice di Napoli dove si è riunito il direttivo Bce, che se le riforme non si fanno ora, l'Eurozona non avrà tempi facili. Il presidente della Banca centrale è netto: in Europa i problemi non sono ciclici, ma strutturali, quindi di sistema. Intervenire subito. Poi la disoccupazione, l'altra grande preoccupazione di Draghi. "La crescita potenziale - dice - è troppo bassa per tirare le nostre economie fuori dall'elevata disoccupazione ed è anche troppo bassa per consentirci di superare velocemente il carico di debito lasciato dalla crisi e dal periodo che l'ha preceduta".
Draghi sulla disoccupazione: "I governi che non agiranno spariranno: gli elettori li devono mandare a casa"
Il pensiero va poi all'Italia e al Jobs act, la riforma del mercato del lavoro che ieri notte ha ottenuto la fiducia al Senato. Con la convinzione che le riforme del lavoro debbano rendere più facile per le aziende le assunzioni di giovani piuttosto che i licenziamenti, per Draghi non crede che il Jobs Act si tradurrà in massicci licenziamenti. Questo perchp - spiega - l'Italia e' da anni in recessione e la disoccupazione è già elevata, e le aziende hanno già agito". Vale a dire: le aziende che che volevano licenziare, lo hanno già fatto senza aspettare il Jobs Act. A sorpresa parte poi la stoccata di Mario Draghi a quei governi che non riusciranno a a mettere un argine alla disoccupazione dilaganre, vero cancro dell'Eurozona: "Gli elettori - dice il presidente - devono mandare a casa i governi che non sono riusciti ad agire contro la disoccupazione e i governi dell'area euro che non agiscono "spariranno per sempre dalla scena politica perché non saranno rieletti".
Per rilanciare la produzione servono riforme
Riforme, riforme. E che siano strutturali, che diano cioé - fa intendere Draghi - l'impulso giusto per far uscire le economie dal tunnel della crisi. "Le politiche di stabilizzazione per portare la produzione verso il suo giusto potenziale, - secondo il il numero uno della BCE - , sono necessare, ma non sufficienti. L'obiettivo è quello "di alzare quel potenziale urgentemente e ciò significa riforme".
Draghi parla anche del piano di acquisto di titoli di prestiti bancari cartolarizzati (Abs) e obbligazioni garantite per dare credito a famiglie e imprese lanciato una settimana fa proprio in Italia. Un piano che , secondo il presidente, segna una "transizione" della politica monetaria della Bce. Perchè "si passa da una politica prevalentemente fondata da un approvvigionamento passivo di credito della banca centrale a uno più attivo e controllato attraverso la gestione del nostro bilancio". Le aspettative di Draghi sono tante, ma l'obiettivo centrale è quello di riuscire a ottenre "un impatto significativo sul nostro bilancio, e tramite l'impatto che avranno passando dai canali monetari, sull'inflazione".
Private equity a favore del credito di PMI
In riferimento al tema del credito, Draghi ritiene che per rilanciarlo nella zona Euro sia fondamentale sviluppare un mercato dei capitali, "dal momento che nell'area la stragrande maggioranza del credito viene fornito dalle banche, che però prestano soprattutto alle aziende di grandi dimensioni. Uno sviluppo del private equity (che in Europa, come ha ricordato ieri il Fmi, ha dimensioni pari a un nono di quelle che ha in Usa) - sostiene il Governatore dell'Eurotower - aumenterebbe i fondi a disposizione delle Pmi. "Mi fa piacere - afferma - che il nuovo presidente della Commissione Europea abbia proposto di costruire una vera unione dei mercati dei capitali in Europa, che farà per i mercati di capitali quel che l'unione bancaria farà per le banche".
Poi l'altra preoccupazione di Draghi: la bassa inflazione dell'Eurozona. La Banca centrale - conclude il presidente ribadendo un concetto già noto - è pronta ad assumere nuove misure straordinarie, se necessario. In sostanza - spiega il presidente - l'Eurotower è pronta a variare mole e composizione di interventi e bilancio".
Da Washington insiste sulle riforme anche la numero uno Fmi Lagarde
Dello stesso parere della Banca centrale, in fatto di riforme, è il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde che parla in conferenza stampa a Washington durante i lavori autunnali dell'istituto. Anche secondo il numero uno del Fmi le riforme vanno fatte. E subito: basta parole, passare ai fatti. E in più - sostiene - devono essere specifiche per ogni Paese. Il Fmi ricorda poi di avere già messo in "allerta sulla possibilità di una recessione" dell'Eurozona, che secondo le stime è possibile al 35-40%, "un valore non insignificante". Secondo Lagarde "esiste il serio rischio che si verifichi una recessione se non si farà nulla". Viceversa, "se saranno messe in atto le giuste politiche, se tutti i Paesi faranno quello che devono fare, si può evitare". Lagarde ricorda poi di avere già messo in guardia due anni fa l'Eurozona dal rischio di bassa inflazione persistente. "Un problema - conclude - per cui deve essere fatto di più".
Draghi sulla disoccupazione: "I governi che non agiranno spariranno: gli elettori li devono mandare a casa"
Il pensiero va poi all'Italia e al Jobs act, la riforma del mercato del lavoro che ieri notte ha ottenuto la fiducia al Senato. Con la convinzione che le riforme del lavoro debbano rendere più facile per le aziende le assunzioni di giovani piuttosto che i licenziamenti, per Draghi non crede che il Jobs Act si tradurrà in massicci licenziamenti. Questo perchp - spiega - l'Italia e' da anni in recessione e la disoccupazione è già elevata, e le aziende hanno già agito". Vale a dire: le aziende che che volevano licenziare, lo hanno già fatto senza aspettare il Jobs Act. A sorpresa parte poi la stoccata di Mario Draghi a quei governi che non riusciranno a a mettere un argine alla disoccupazione dilaganre, vero cancro dell'Eurozona: "Gli elettori - dice il presidente - devono mandare a casa i governi che non sono riusciti ad agire contro la disoccupazione e i governi dell'area euro che non agiscono "spariranno per sempre dalla scena politica perché non saranno rieletti".
Per rilanciare la produzione servono riforme
Riforme, riforme. E che siano strutturali, che diano cioé - fa intendere Draghi - l'impulso giusto per far uscire le economie dal tunnel della crisi. "Le politiche di stabilizzazione per portare la produzione verso il suo giusto potenziale, - secondo il il numero uno della BCE - , sono necessare, ma non sufficienti. L'obiettivo è quello "di alzare quel potenziale urgentemente e ciò significa riforme".
Draghi parla anche del piano di acquisto di titoli di prestiti bancari cartolarizzati (Abs) e obbligazioni garantite per dare credito a famiglie e imprese lanciato una settimana fa proprio in Italia. Un piano che , secondo il presidente, segna una "transizione" della politica monetaria della Bce. Perchè "si passa da una politica prevalentemente fondata da un approvvigionamento passivo di credito della banca centrale a uno più attivo e controllato attraverso la gestione del nostro bilancio". Le aspettative di Draghi sono tante, ma l'obiettivo centrale è quello di riuscire a ottenre "un impatto significativo sul nostro bilancio, e tramite l'impatto che avranno passando dai canali monetari, sull'inflazione".
Private equity a favore del credito di PMI
In riferimento al tema del credito, Draghi ritiene che per rilanciarlo nella zona Euro sia fondamentale sviluppare un mercato dei capitali, "dal momento che nell'area la stragrande maggioranza del credito viene fornito dalle banche, che però prestano soprattutto alle aziende di grandi dimensioni. Uno sviluppo del private equity (che in Europa, come ha ricordato ieri il Fmi, ha dimensioni pari a un nono di quelle che ha in Usa) - sostiene il Governatore dell'Eurotower - aumenterebbe i fondi a disposizione delle Pmi. "Mi fa piacere - afferma - che il nuovo presidente della Commissione Europea abbia proposto di costruire una vera unione dei mercati dei capitali in Europa, che farà per i mercati di capitali quel che l'unione bancaria farà per le banche".
Poi l'altra preoccupazione di Draghi: la bassa inflazione dell'Eurozona. La Banca centrale - conclude il presidente ribadendo un concetto già noto - è pronta ad assumere nuove misure straordinarie, se necessario. In sostanza - spiega il presidente - l'Eurotower è pronta a variare mole e composizione di interventi e bilancio".
Da Washington insiste sulle riforme anche la numero uno Fmi Lagarde
Dello stesso parere della Banca centrale, in fatto di riforme, è il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde che parla in conferenza stampa a Washington durante i lavori autunnali dell'istituto. Anche secondo il numero uno del Fmi le riforme vanno fatte. E subito: basta parole, passare ai fatti. E in più - sostiene - devono essere specifiche per ogni Paese. Il Fmi ricorda poi di avere già messo in "allerta sulla possibilità di una recessione" dell'Eurozona, che secondo le stime è possibile al 35-40%, "un valore non insignificante". Secondo Lagarde "esiste il serio rischio che si verifichi una recessione se non si farà nulla". Viceversa, "se saranno messe in atto le giuste politiche, se tutti i Paesi faranno quello che devono fare, si può evitare". Lagarde ricorda poi di avere già messo in guardia due anni fa l'Eurozona dal rischio di bassa inflazione persistente. "Un problema - conclude - per cui deve essere fatto di più".