Original qstring:  | /dl/rainews/articoli/francesco-ai-vescovi-asia-spero-nelle-relazioni-tra-santa-sede-e-i-vostri-paesi-17c58180-dabc-46f4-a1b8-f7deb3767d76.html | rainews/live/ | true
MONDO

Oggi la messa del Papa per la Giornata della gioventù asiatica

Francesco ai vescovi dell'Asia: "Spero nelle relazioni tra S.Sede e i vostri Paesi"

Questa mattina, poco prima di incontrare nel santuario di Hemi i vescovi asiatici, il Pontefice ha battezzato il padre di uno dei ragazzi che ha perso la vita nel naufragio del traghetto in Corea. Bagno di folla, ieri, in piazza a Seul per la beatificazione di 124 martiri alla Porta di Gwanghwamun

Papa Francesco (ansa)
Condividi
Seul (Corea del Sud) Il viaggio pastorale di Papa Francesco in Corea del Sud è quasi finito. Oggi il Santo Padre celebrerà infatti la santa messa conclusiva per la VI Giornata della gioventù asiatica. La missione, per lui, sembra però essersi compiuta al meglio. Un milione di fedeli, entusiasti, hanno partecipato ieri alla messa di Bergoglio in piazza a Seul per la beatificazione di 124 martiri. Un vero e proprio bagno di folla per Francesco: solo le riprese dall'alto, infatti, rendevano giustizia a quel fiume umano di persone giunte nella capitale del Sud per salutare il papa argentino. Ma la visita di Francesco ha avuto anche un altro messaggio di ritorno incoraggiante: per la prima volta il presidente cinese ha permesso che l'aereo di un pontefice sorvolasse lo spazio aereo nazionale. Nel 1989 Pechino aveva infatti rifiutato a Giovanni Paolo II di volare sul proprio territorio. Venerdì scorso il Papa - mentre era a bordo dell'aereo - aveva inviato un telegramma al presidente Xi Jimping.

Se il primo viaggio in Asia di Francesco voleva ottenere come risultato quello di smuovere il dialogo spirituale e diplomatico in un continente dove il cattolicesimo è in costante crescita, possiamo dire che ciò sicuramente è avvenuto. La Cina ha infatti risposto alla 'benedizione divina di pace e benessere' del Papa con una dichiarazione in cui afferma di volersi impegnare a ristabilire un 'dialogo costruttivo'  e rafforzare i legami con il Vaticano. Questa è la speranza che hanno anche i cattolici cinesi: il miglioramento dei rapporti tra Pechino e la Santa Sede. La visita di Bergoglio, ricordiamo, all'inizio è stata in gran parte ignorata dai giornali cinesi e, anzi, le autorità locali hanno addirittura impedito ai fedeli di recarsi a Seul per partecipare alle celebrazioni minacciando punizioni. Ieri, per la prima volta i media di Stato cinesi hanno parlato del viaggio del Papa in Asia, il segnale che l'iniziale veto della censura è caduto e che la linea della leadership comunista è cambiata. Una cosa è certa: qualcosa sta succedendo. Le due autorità (Santa Sede e Pechino, ndr) hanno interrotto i loro rapporti dal 1951, data in cui è stata fondata la Repubblica popolare cinese. Il presidente cinese ha voluto leggere i discorsi di Bergoglio e sembra che sia rimasto profondamente colpito dalla forza dei suoi appelli alla pace e alla riunificazione delle due Coree: "La Corea è una - ha detto ieri in piazza a Seul - siete una famiglia, parlate la stessa lingua di famiglia". 

E proprio per restare in tema, questa mattina Francesco si è rivolto ai vescovi dell'Asia riuniti nel santuario di Haemi, 90 chilometri a sud di Seul, luogo simbolo delle persecuzioni anticristiane. "Spero fermamente che i Paesi del vostro Continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena, non esiteranno a promuovere un dialogo, a beneficio di tutti". "Non mi riferisco - ha aggiunto il Papa a braccio - solo al dialogo politico, ma anche al dialogo umano e fraterno". Alle chiese asiatiche, "piccolo gregge", ha concluso il Pontefice, è affidata la missione di portare la luce del Vangelo fino ai confini della terra". Le parole del Papa potrebbero essere applicate alla Corea del Nord, alla Cina e ad altri paesi dell'Asia orientale con cui la Santa Sede non ha relazioni diplomatiche. Il Papa ha poi esortato i vescovi a non nascondersi "dietro risposte facili, frasi fatte, leggi e regolamenti". Servono "empatia, accoglienza sincera, apertura di mente e cuore", "se la nostra comunicazione non è un monologo". 

Francesco battezza il padre di uno dei ragazzi morto nel naufragio del traghetto
Il Papa, poco prima di recarsi a Hemi per l'incontro con i vescovi, ha battezzato nella cappella della nunziatura di Seul Lee Ho Jin, padre di uno dei ragazzi morti nel naufragio del traghetto Sewol, nel quale lo scorso aprile sono morte 293 persone, e 10 disperse, in gran parte ragazzi della scuola superiore. Lee ha scelto di chiamarsi Francesco. Bergoglio, riferiscono i collaboratori, si è detto felice di poter amministrare il battesimo al signor Lee. 

"La dignità della persona"
Ieri, ai rappresentanti dei laici coreani incontrati a Kkottongnae, il Papa aveva parlato della "dignità della persona" che viene dal lavoro. Una dignità, ha detto Bergoglio, "minacciata e che rischia di essere tolta da questa cultura del denaro che lascia senza lavoro tanta gente". La Chiesa "ha bisogno dei laici", ha aggiunto Francesco. In tutta l'Asia il futuro della Chiesa dipenderà da una spiritualità di comunione, di partecipazione". Ieri è stata anche la giornata della beatificazione di 124 martiri alla Porta di Gwanghwamun, a Seul: si tratta dell'uomo ritenuto fondatore della Chiesa coreana, Paul Yun Ji-Chung, e di altri 123 coreani uccisi due secoli fa.
 
Nella sua omelia davanti a un milione di fedeli Francesco ha elogiato inoltre il coraggio e la carità dei martiri e il loro rifiuto delle rigide strutture sociali che dovrebbero essere fonte di ispirazione per le persone di oggi. "Il loro esempio ha molto da dire a noi che viviamo in società dove, accanto a immense ricchezze, la miseria è in crescita; dove il grido dei poveri è raramente ascoltato" ha detto, ricordandno che "il mondo ci chiede troppi compromessi con la fede".

Francesco ha visitato un centro disabili
Il Pontefice nella gironata di ieri ha anche visitato il centro disabili di Kkottongnae, dove è stato accolto da uno spettacolo di bambini. Francesco si è tolto le scarpe prima di entrare, secondo l'uso coreano. Nel centro suore e frati - rigorosamente senza scarpe - servono 150 disabili gravi.



 
Condividi