Lunedì Yulia Tymoshenko vola a Mosca
Crimea, il premier ucraino: "Se la Russia interviene è guerra"
Il Presidente russo ottiene dal Parlamento di Mosca l'autorizzazione ad inviare truppe in Crimea. Accolta la richiesta di "aiuto" del neo premier della penisola Aksionov, ma Kiev nega la legittimità del governo locale e mette l'esercito in stato di allerta. Intanto al largo di Sebastopoli appaiono i sottomarini russi. Riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Putin a Obama: "Proteggeremo i nostri interessi"
Venti di guerra in Crimea. Ne parla apertamente il premier ucraino: "Se la Russia interviene, è guerra e anche la fine di ogni relazione con Mosca", dice Yatseniuk. Il presidente ad interim ucraino Turchinov ha messo l'esercito in stato d'allerta. Poche ore prima, il Consiglio della Federazione russa ha approvato all'unanimità la decisione di un intervento militare e non passano neanche due ore, che l'Interfax scrive: due navi da guerra russe anti sottomarino sono apparse al largo di Sebatopoli. Così scatta l'appello ucraino perché Ue, Usa e Nato le offrano protezione.
Braccio di ferro Yatsenyuk-Aksyonov
Sull'altro fronte, il premier ad interim Arseniy Yatsenyuk ha firmato un decreto in cui dichiara illegale la nomina di Sergiy Aksyonov a primo ministro di Crimea perché in violazione della Costituzione ucraina. Una mossa che suona come una risposta alla richiesta di Aksyonov a Putin, perché intervenisse per "ristabilire la calma e la pace". Il Cremlino aveva dato la sua parola: non ignoreremo la richiesta di aiuto.
Referendum su status Crimea anticipato al 30 marzo
Per quanto riguarda invece il referendum sullo status della Crimea, il portavoce del premier filo russo Serghei Aksenov ha annunciato in tarda mattinata che la consultazione decisa giovedì scorso dal parlamento della regione autonoma sarà anticipata dal 25 maggio al 30 marzo.
L'escalation in Crimea
E' quella lingua di terra donata da Nikita Krushev alla sua Ucraina ad aprire le porte alla decisione di Putin. Russofona e filorussa ha visto un'escalation di proteste contro il nuovo governo di Kiev e il rovesciamento di Yanukovich. Prima le manifestazioni. Poi l'irruzione negli uffici del Parlamento, un "premier della Crimea, Sergiy Aksyonov, le milizie filorusse nelle strade, due aeroporti chiusi. Venerdì sera l'impennata: Kiev denuncia la presenza di 2000 paracadutisti russi arrivati su 13 aerei militari. Poi sabato, il ministro della Difesa accusa l'invio di altri 6000 soldati. Dal Mosca nessuna conferma ufficiale mentre il "premier" filorusso della Crimea annuncia, che a "proteggere" i principali edifici in Crimea, sono arrivati in mattinata i militari russi della flotta sul Mar Nero.
Riunito il Consiglio di Sicurezza Onu
Nella serata di sabato è stata convocata una riunione d'urgenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Durante la riunione pubblica, sono intervenuti gli ambasciatori americano, ucraino e russo presso l'Onu. Proprio l'ambasciatore ucraino ha denunciato: in Crimea ci sono già quindicimila soldati russi. Invece l'ambasciatore russo, Vitali Churkin ha ribadito: "Per il momento la decisione dell'uso delle forze armate fuori dalla Russia non è stata ancora presa". Sempre nella serata di sabato, c'è stata una telefonata tra il presidente russo e quello statunitense. Vladimir Putin ha sottolineato che la Russia proteggerà i suoi interessi.
La diplomazia e la condanna Ue
Lunedì Yulya Tymoshenko sarà a Mosca per discutere della crisi in Crimea. L'altro candidato alla presidenza, l'ex pugile Klitschko, ha invece auspicato l'intervento dell'esercito ucraino. Invece da Bruxelles, l'Alto Rappresentante per la politica estera Ue Catherine Ashton "deplora" la decisione russa di usare le forze armate in Ucraina e giudica "inaccettabile" qualsiasi violazione dell'unità, sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina. Da Londra invece il ministro degl Esteri britannico, William Hague si è detto "preoccupato per l'escalation delle tensioni" in Ucraina. Hague ha avuto anche un colloquio con il suo omologo russo, Serghiej Lavrov, chiedendo un'azione "per la situazione di pericolo". Hague si è anche confrontato con il capo della diplomazia tedesca, Frank Walter Steinmeier, sottolineato la necessità di "sforzi diplomatici internazionali per risolvere la crisi".