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ECONOMIA

WebSoft Companies

Tasse, nel 2018 giganti del web hanno versato 64 milioni di euro al fisco italiano

Mercato in forte crescita per i giganti del WebSoft ma sempre più concentrato. In Italia occupano quasi 10mila persone

Fonte Area Studi Mediobanca
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di Tiziana Di Giovannandrea Tasse pagate al fisco italiano per 64 milioni di euro nel 2018, in crescita dai 59 milioni dell'anno 2017 mentre per le sanzioni sono stati versati 39 milioni (in calo da quota 73 del 2017).

A tanto ammontano i soldi che i giganti del web - si tratta di 25 gruppi da oltre 8 miliardi di fatturato a livello mondiale - hanno versato al fisco italiano durante il 2018.

I 25 giganti del WebSoft (Software & Web Companies) hanno sede operativa 14 negli Usa, 7 in Cina, 2 in Giappone e 2 in Europa (ambedue in Germania). In Italia molti giganti del web sono presenti con le rispettive filiali, ubicate per la quasi totalità nelle province di Milano e Monza-Brianza; con l'eccezione di Bonprix, parte del gruppo tedesco Otto, che ha sede a Biella, e di Booking, che ha sede a Roma.

Tra i colossi di internet, si segnalano tra gli altri i 6,2 milioni di euro versati al fisco italiano da Amazon, i 16,5 milioni da Microsoft, i 4,7 milioni da Google, i 3,2 milioni da Oracle, i 5,1 milioni da Booking.com, gli 1,7 milioni da Facebook, i 153 mila euro da Uber e i 20 mila euro da Alibaba.

Ad evidenziarlo è una ricerca dell'Area Studi di Mediobanca che spiega come, stando ai bilanci, nel 2018 le filiali italiane di queste società hanno visto un fatturato aggregato che supera i 2,4 miliardi (pari allo 0,3% dei loro ricavi mondiali) e un'aliquota fiscale media ( tax rate medio) del 33,1%, escludendo le società in perdita. 

In crescita l'occupazione: il numero di persone che lavora in gruppi come Amazon, Facebook, Google e gli altri è aumentato nel corso del 2018 di 1770 dipendenti, per raggiungere un totale di 9800 lavoratori. I dipendenti in più sono stati assunti in massima parte dalle società del Gruppo Amazon, che vantano il maggior numero di occupati in Italia pari a 4.608 unità.

L'aggregato presenta un'elevata stabilità finanziaria con un capitale netto tangibile quattro volte maggiore dei debiti finanziari e una bassa liquidità (4,5% del totale attivo), in linea con le caratteristiche tipiche di ogni filiale di un grande gruppo estero; le branche italiane di Amazon, Microsoft, Booking e SAP trasferiscono parte della loro liquidità alle relative controllanti che gestiscono in modo accentrato la tesoreria del gruppo.

A livello globale guardando il  rapporto fra le 25 WebSoft analizzate da Mediobanca e il fisco, circa la metà dell'utile di questi gruppi è tassato in Paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale cumulato di oltre 49 miliardi nel 2014-2018.

Il tax rate effettivo (aliquota fiscale effettiva) delle multinazionali WebSoft è pari al 14,1%, al di sotto di quello nominale del 22,5%.

Nel periodo 2014-2018 la tassazione in Paesi a fiscalità agevolata ha determinato per Apple un risparmio fiscale cumulato che sfiora i 25 miliardi; il produttore degli iPhone in Italia ha registrato ricavi per circa 500 milioni, un risultato netto prima delle imposte di 44,3 milioni e ha pagato tasse per 12,4 milioni, con un tax rate pari al 28,1%. 

Sempre nel 2018 le WebSoft hanno generato un giro di affari di 850 miliardi di euro, in crescita del 20,3% l'anno dal 2014, oltre sei volte quella delle multinazionali manifatturiere (3,1%). Danno lavoro a quasi 2 milioni di persone, quasi il doppio delle risorse del 2014 (in gran parte per acquisizioni). I loro utili sono più che raddoppiati in 5 anni e il valore di Borsa è arrivato a 5.065 miliardi di euro a metà novembre 2019. I colossi analizzati si distinguono per solidità patrimoniale e soprattutto per liquidità, potendosi permettere di investire in titoli a breve termine più delle grandi banche europee e americane. 
 
 
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