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MONDO

Erdogan: intollerabile l'atteggiamento dell'Iran

Yemen, nuovi bombardamenti della coalizione a guida saudita: almeno 15 morti

Iniziati alla mezzanotte di giovedì, continuano i raid aerei di Decisive Storm sullo Yemen. L'obiettivo è quello di colpire le basi degli Houthi. Contrario all'intervento della coalizione sunnita l'Iran, appoggiato dai suoi alleati nell'area. Erdogan: 15 i morti questa mattina, 39 nelle ultime 24 ore. Il presidente Hadi sarebbe a Riyadh

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Per lo Yemen è il secondo giorno di bombardamenti della coalizione sunnita, guidata dall'Arabia Saudita, per colpire le basi delle milizie sciite Houti nel nord del Paese. I raid hanno toccato anche la zona vicina al palazzo presidenziale di Sanaa. Sul campo il bilancio delle prime ore di questa mattina è di almeno 15 morti, uccisi mentre si trovavano in un mercato di Kataf al Bokaa, fanno sapere fonti locali. Immediatamente, e ancora una volta, l'Iran ha condannato i raid denunciando un intervento che definisce "pericoloso per la regione". A contrapporsi in questa guerra sulle macerie politiche dello Yemen sono due giganti dell'area: Riyadh e Teheran, ragione per cui molti molti analisti insistono nel parlare di guerra per procura. 

La risposta degli Houthi
Dopo 24 ore di raid e 39 morti, gli Houthi hanno chiamato i loro sostenitori a scendere in piazza in segno di protesta. E, come ha mostrato Yemen Today, centinaia di manifestanti sono scesi in piazza a Sanaa intonando slogan contro la famiglia Saud mentre il resto della popolazione civile colpita cercava di recuperare gli oggetti personali nelle case distrutte dai bombardamenti. 

Il contingente di Decisive Storm
Dieci Paesi musulmani sunniti - qui una mappa di al Arabiya con il contribuito di ciascun Paese - da giovedì a mezzanotte hanno deciso di bombardare lo Yemen. Decisive Storm - il nome scelto per l'operazione - conta soprattutto su forze saudite: schierati 100 aerei da guerra e oltre 150.000 truppe di terra. A favore dell'intervento militare anche la Turchia.

Erdogan che questa mattina ha affermato: 
"L'Iran deve cambiare la sua visione - ha detto in conferenza stampa a pochi giorni dalla sua visita ufficiale a Teheran - deve ritirare tutte le sue forze, ovunque si trovino in Yemen, così come in Siria e in Iraq e deve rispettare l'integrità territoriale di questi Paesi".

Il ruolo degli Usa e il delicato rapporto con l'Iran
Se da un lato hanno fatto sapere di preferire una soluzione negoziale, dall'altro gli Stati Uniti hanno detto di comprendere le azioni dell'Arabia Saudita, come anche Regno Unito e Francia. L'amministrazione Obama sta infatti valutando di offrire radar e rifornimento in volo agli aerei sauditi. Una manovra delicatissima: i suoi raid in Iraq si avvalgono del supporto dell'esercito e soprattutto delle milizie iraniane sciite mentre nello Yemen si troverebbero, con un appoggio a Riyadh, contro gli obiettivi di Teheran. 

La fuga del presidente Hadi, ora a Riyadh
Non si sapeva più nulla di Hadi dopo la sua fuga da Aden. Ora sembra confermato che si trovi a Riyadh, la prima notizia ufficiale da quando ha deciso di scappare, lasciando il Paese senza governo dopo l'avanzata degli Houthi. 

La crisi yemenita 
La situazione nello Yemen ha subito un drastico peggioramento lo scorso gennaio, quando le milizie sciite degli Houthi hanno preso la capitale Sanaa. Per anni, sostanzialmente fino al 2010, gli Houthi si erano resi protagonisti di una rivolta contro il presidente Ali Abdullah Saleh che poi, nel 2011, aveva deciso di ritirarsi a seguito dell'ondata di proteste ispirate dalla Primavera Araba. Ora però hanno dirottato la loro collaborazione con alcune forze di sicurezza guidate dal figlio di Saleh, in contrapposizione a Hadi. 
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