MONDO
Assaltata ambasciata saudita a Teheran
Alta tensione tra Iran e Arabia Saudita. Monito Usa a Ryad: su diritti umani moderazione
Primi arresti per l'assalto alla sede diplomatica di Ryad. L'assalto sarebbe partito da una convocazione sui social. Duro monito della Casa Bianca che chiede moderazione
Surely, martyr #SheikhNimr will be graced by God & no doubt Divine revenge will seize oppressors who killed him & it is the point of relief.
— Khamenei.ir (@khamenei_ir) 3 Gennaio 2016
Quaranta manifestanti sono stati arrestati per l'assalto all'ambasciata. "I sospetti sono stati identificati e fermati, e ci potrebbero essere altri arresti", ha spiegato il procuratore di Teheran, Abbas Jafari Dolatabadi, citato dall'agenzia Isna. Fortunatamente nessuno si trovava all'interno dell'edificio in quel momento e tutto il personale è indenne.
Brucia nella notte l'ambasciata saudita
Sarebbe partita da una vasta chiamata sui social la manifestazione di protesta, che era stata in realtà prevista per oggi, davanti all'ambasciata di Ryad a Teheran. Secondo l'agenzia semiufficiale Mehr, dopo la protesta al consolato saudita a Mashad, città santa sciita, nel pomeriggio di ieri, in serata è iniziata quella nella capitale iraniana, che ha coinvolto centinaia di persone intorno al cordone di agenti che la polizia diplomatica aveva predisposto.
La situazione è degenerata intorno alle 23 (le 21,30 in Italia) quando un manifestante ha lanciato una bottiglia incendiaria contro l'edificio. Allora, è il racconto dell'agenzia, sul posto "un'enorme massa di persone" si è spinta verso l'ingresso ed è riuscita a superare il cordone di polizia, a sfondare il cancello, rompere i vetri e distruggere il mobilio. Ad aggravare la situazione un'esplosione di gas che ha causato gravi danni al parcheggio e al primo piano. L'arrivo di rinforzi ha infine permesso alla polizia di riprendere il controllo della situazione, mentre i pompieri sono intervenuti per spengere le fiamme.
L'Arabia Saudita ha convocato l'ambasciatore iraniano a Riyad per protestare contro le dichiarazioni dell'Iran che ha definito "ostile" l'esecuzione dell'imam Nimr al-Nimr. Il ministero ha espresso "lo stupore del regno e il suo rifiuto assoluto di queste affermazioni, che sono ritenute un intervento palese negli affari del Paese".
L'uccisione dell'imam Nimr al-Nimr
L'assalto è la conseguenza dell'aucuirsi delle tensioni tra sunniti e sciiti dopo che l'Arabia Saudita, bastione dell'Islam sunnita, ha annunciato ieri l'esecuzione di 47 persone indicate come "terroristi", tra i quali il leader sciita al-Nimr. Immediata la condanna degli sciiti, dall'Iraq al Libano allo Yemen, dove tra l'altro la Coalizione araba a guida saudita che combatte i ribelli sciiti Houthi ha annunciato la fine di una tregua cominciata il 15 dicembre per l'avvio di negoziati. L'Iran, potenza rivale di Ryad nella regione, ha detto che l'Arabia Saudita pagherà "a caro prezzo" l'esecuzione di Al Nimr. E la Guida Suprema Ali Khamenei ha ricordato il religioso in un tweet con la sua foto sotto il monito "Il risveglio non si può sopprimere". Proteste anche in Pakistan, fino a Londra e Washington, con la dura nota della Casa Bianca, mentre Emirati Arabi e Bahrein si schierano con Ryad.
Usa a Ryad: moderazione sul fronte dei diritti umani
Il duro monito della Casa Bianca arriva dalle parole di Ben Rhodes, consigliere per la sicurezza nazionale. "Vogliamo che l'Arabia Saudita riduca le tensioni nella regione".
Il precedente
Quello di ieri sera non è il primo caso di alta tensione tra Iran e Arabia Saudita che coinvolge la sede diplomatica di Ryad, che si trova nella parte nord della capitale iraniana ed è protetta da filo spinato e agenti in divisa. Ma l'assalto di ieri sera ricorda in particolare quello all'ambasciata britannica del 29 novembre 2011, quando un gruppo di 'studenti' e 'basiji' (i volontari del pasdaran) avevano invaso la sede diplomatica con lanci di pietre e molotov, vetri
rotti e documenti rubati e dati a fuoco assieme alle bandiere, mentre altri invadevano il parco di Qolhak, di proprietà della stessa ambasciata, portando via altri documenti e facendo temere anche una presa di ostaggi. All'origine dell'assalto, domato solo alcune ore dopo dalla polizia, le nuove sanzioni che anche Londra si apprestava a varare contro l'Iran. Le relazioni diplomatiche tra i due paesi si sono riaperti solo nell'agosto scorso.