Londra
Caos Brexit, anche gli alleati del Dup annunciano voto contrario: May all'angolo, voci di dimissioni
Gli unionisti nordirlandesi: "Meglio rinvio di un anno che l'accordo May-Ue". Si spacca il fronte brexiteers, Tories sempre più divisi. La Camera dei Comuni ieri sera ha nuovamente sconfitto il governo, approvando un emendamento che di fatto consegna al Parlamento il controllo del processo per l'uscita dall'Ue
Gli unionisti nordirlandesi del Dup preferiscono rinviare la Brexit di un anno piuttosto che approvare l'accordo di divorzio concordato fra Theresa May e l'Ue. E' quanto afferma Sammy Wilson, portavoce per la Brexit del partito che con i suoi 10 deputati sostiene dall'esterno il governo di minoranza di Theresa May.
Intervenuto sul Daily Telegraph, Wilson si schiera contro quei Brexiter, come Jacob Rees Moog, che ora si dicono pronti ad accettare l'accordo May come un male minore. "Se saremo costretti ad una estensione di un anno almeno potremo dire la nostra sulle questioni che ci riguardano durante questo periodo", sostiene l'esponente del Dup, secondo il quale il rinvio, con la possibilità di uscire comunque unilateralmente dopo un anno, è sicuramente meglio che "rinchiudersi volontariamente nella prigione dell'accordo, con la chiave della nostra cella nella tasca" del negoziatore europeo Michel Barnier. Il Dup è particolarmente ostile all'accordo di divorzio a causa dell'accordo di backstop sulla frontiera irlandese.
Tories sempre più divisi, si spacca anche il fronte dei brexiteers
La spaccatura all'interno del Partito conservatore sulla Brexit si colora di nuove sfumature. Dopo la divisione tra euroscettici e pro Ue, che ha portato prima al referendum del 2016, poi all'andamento altalenante del negoziato con Bruxelles e infine alla paralisi parlamentare delle ultime settimane, anche i 'duri e puri' della Brexit iniziano a litigare tra di loro. Jacob Rees-Mogg, il leader dell'European Research Group, i conservatori 'ribelli' che hanno finora bocciato l'accordo per la Brexit, viene ora accusato di avere addolcito le sue posizioni, dopo avere lasciato intendere di essere pronto a cambiare idea.
"Ho sempre pensato che il no deal è meglio dell'accordo della signora May, ma l'accordo della signora May è meglio di nessuna uscita" dalla Ue, ha detto Rees-Moog in un podcast di ConservativeHome. Le parole del presidente dell'Erg riflettono la novità politica delle ultime ore, con la Camera dei Comuni che ieri sera ha nuovamente sconfitto il governo, approvando un emendamento che di fatto consegna al Parlamento il controllo del processo per la Brexit, attraverso una serie di "voti indicativi" su quali opzioni adottare.
Rees-Mogg ha infatti aggiunto che la Brexit rischia ora di diventare "un processo, invece che un evento" e che l'uscita dalla Ue potrebbe richiedere tempi molto lunghi, rincarando la dose su twitter: "La scelta sembra essere tra l'accordo della signora May o nessuna Brexit". Tanto è bastato per far partire immediatamente un attacco da Leave Uk, la campagna che spinge per una 'hard' Brexit, che, sempre su Twitter, ha ricordato a Rees-Mogg di quando definiva una "schiavitù" l'appartenenza alla Ue.
La polemica si aggiunge a quelle già da mesi in atto all'interno dei Conservatori, che si sono tradotte nelle ripetute sconfitte parlamentari della May. Nel frattempo, la premier ha intenzione di convocare domani il 1922 Committee, il gruppo parlamentare conservatore. Secondo le voci diffuse dalla stampa britannica, May potrebbe annunciare le sue dimissioni, dopo che in una precedente riunione a dicembre, per disinnescare un voto di sfiducia ai Comuni, la premier aveva promesso di non presentarsi come candidata primo ministro alle prossime elezioni.
La stampa Gb: May umiliata
La stampa britannica è severa dopo il voto di ieri notte dei parlamentari: "Il primo ministro umiliato da una ribellione tra i conservatori, mentre il governo si sta preparando per elezioni anticipate" scrive il Times. "Umiliazione per Theresa May che perde il controllo della Brexit a favore dei deputati Remainers (che vogliono rimanere nell'Ue, ndr") titola The Sun.
L'editorialista del Sun, Tom Newton Dunn, ipotizza che nella riunione convocata mercoledì pomeriggio, Theresa May comunicherà la data in cui si dimetterà.
La premier britannica, infatti, ha convocato tutti i deputati del suo partito conservatore per domani alle 17 locali (le 18 in Italia) per un incontro a porte chiuse alla Camera dei Comuni. Secondo la redazione politica del Sun, inoltre, fra gli alti responsabili dei Tory si ritiene che May potrebbe utilizzare l'incontro di domani per fissare una data delle sue dimissioni e dare un'ultima chance al suo accordo per la Brexit, già bocciato due volte dal Parlamento britannico.Massive moment. The expectation among Tory grandees now is that PM uses the below to set a date for her resignation. https://t.co/UOOzxTRm2O
— Tom Newton Dunn (@tnewtondunn) 26 marzo 2019
Ottenendo dall'Ue il rinvio della data di divorzio dal 29 marzo, Bruxelles ha fissato per May due scadenze: se riuscirà a far approvare il suo accordo in Parlamento, la Brexit avverrà il 22 maggio; se invece non ci riuscirà, Londra avrà fino al 12 aprile per presentare un'alternativa e chiedere un nuovo rinvio, che implicherebbe la partecipazione alle elezioni europee di maggio, oppure ci sarà un'uscita senza accordo, cioè si concretizzerebbe lo scenario di no deal.