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MONDO

Clima di tensione

Elezioni Turchia, risultati parziali: Erdogan in testa al 51%

Con oltre metà delle schede scrutinate l'Akp trionfa; secondo il principale partito di opposizione socialdemocratico, CHP, al 24%, i pro-curdi dell'HDP sono all'10,5, i nazionalisti del Mhp si fermerebbero all'11%. Affluenza record oltre l'85%. Scontri a Diyarbakir tra polizia e manifestanti curdi

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Secondo i dati diffusi dalla tv privata Cnn Turk, il partito Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan ritroverebbe la maggioranza assoluta nel Parlamento turco. Con il 77% dei seggi scrutinati, l'Akp avrebbe il 50,9% dei suffragi. Il partito filo-curdo Hdp sarebbe al 10,5%, ancora sopra la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento.

A questo punto dello spoglio, il partito socialdemocratico Chp sarebbe al 23,8%, mentre il nazionalista Mhp all' 11,7%.

Tutti i partiti di opposizione a Erdogan farebbero quindi registrare un calo. I dati, al momento, non sono exit poll né proiezioni.
   
L'obiettivo dichiarato di Erdogan è non solo ottenere ovviamente la maggioranza assoluta per il suo partito ma cambiare la costituzione turca in senso presidenzialista. Il parlamento turco è composto da 550 seggi. Per formare un governo ne occorrono almeno 276, mentre con la maggioranza qualificata dei 2/3 (367 seggi) è possibile cambiare la Costituzione. Tuttavia, se una riforma costituzionale viene votata da almeno 330 parlamentari può successivamente essere approvata attraverso un referendum popolare.

Boom di affluenza: 87,2%
Con oltre l'80% dei seggi scrutinati, l'affluenza alle urne nelle elezioni politiche anticipate di oggi in Turchia è all'87,2%. Lo riferisce la tv di Stato Trt. Nel voto del 7 giugno scorso la partecipazione si fermò all'83,9%.

A cinque mesi dalle ultime elezioni
Le elezioni anticipate di oggi sono state convocate dopo il fallimento dei colloqui per un governo di coalizione seguiti alle legislative di giugno, quando il partito Akp ha perso la maggioranza necessaria a governare da solo, per la prima volta da quando è arrivato al potere nel 2002. In gioco oggi ci sono i piani presidenzialisti del capo dello Stato, il presidente Recep Tayyip Erdogan, e i futuri assetti politici del Paese da 75 milioni di abitanti, gigante a maggioranza musulmana, che aspira a entrare nell'Ue e strategico membro Nato a cavallo tra Europa, Asia e Medio Oriente.

Il voto in un clima teso
Elezioni che si sono svolte in un clima di forte tensione. Un attacco bomba ha ucciso oltre cento persone in una manifestazione pacifista ad Ankara il 10 ottobre, a luglio un kamikaze si è fatto saltare in aria a Suruc, cittadina al confine siriano, uccidendo 30 persone, tutti militanti di sinistra vicini alla causa curda. Il governo ha riaperto le ostilità contro i ribelli curdi del Partito dei lavoratori del Kurdistan PKK, interrompendo una tregua che durava da marzo 2012. 

Scontri a Diyarbakir tra polizia e manifestanti curdi
Le forze di sicurezza turche hanno lanciato gas lacrimogeni per disperdere manifestanti curdi scesi in piazza a Diyarbakir, nel sud-est del Paese, per esprimere la rabbia per il trionfo elettorale del Partito della Giustizia e dello Sviluppo del presidente Erdogan. Gli scontri sono scoppiati davanti alla sede locale del filo-curdo Partito democratico del popolo (Hdp). Decine di manifestanti hanno lanciato sassi contro gli agenti e hanno bloccato una delle strade principali della città, dopo che i dati parziali mettevano in dubbio il superamento da parte dell'Hdp della soglia del 10% necessario per portare di nuovo propri deputati in Parlamento.
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