MONDO
Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia
Il Papa: "Dio tocchi il cuore dei terroristi. Niente giustifica il sangue di un fratello"
Il Santo Padre alla veglia della Gmg ha attraversato la Porta Santa tenendosi per mano con tre ragazzi e tre ragazze, accolto da un milione di giovani. A cui dice: "La felicità non è un divano, non siate imbambolati", se i giovani ci mettono il meglio "il mondo sarà diverso"
La preghiera del Pontefice contro il terrorismo
"Conservare il mondo e i suoi abitanti nella pace, allontanare da esso l'ondata devastante del terrorismo". Lo ha chiesto il Papa nella "Preghiera per la pace e la difesa dalla violenza e dal terrorismo", recitata nella visita fuori programma che ha compiuto alla chiesa di San Francesco. "Dio tocchi i cuori dei terroristi, affinché tornino sulla via della pace", prega. "Signore, ti preghiamo per chi è stato ferito in questi atti di inumana violenza: bambini e giovani, donne e uomini, anziani, persone innocenti coinvolte solo per fatalità nel male. Bergoglio ha chiesto che le famiglie colpite dalle guerre "ritrovino la forza e il coraggio per continuare ad essere fratelli e sorelle per gli altri, soprattutto per gli immigrati".
Ai giovani: la felicità non è un divano, non siate imbambolati
Non bisogna scambiare la felicità per un divano, "un divano contro ogni tipo di dolore e timore. Un divano che ci faccia stare chiusi in casa senza affaticarci né preoccuparci" e "a poco a poco, senza rendercene conto, ci troviamo addormentati, ci troviamo imbambolati e intontiti", dice poi il Papa nel discorso alla veglia di preghiera. "Sentire che in questo mondo, nelle nostre città, nelle nostre comunità, non c`è più spazio per crescere, per sognare, per creare, per guardare orizzonti, in definitiva per vivere, è uno dei mali peggiori che ci possono capitare nella vita", ha detto il Papa. "La paralisi ci fa perdere il gusto di godere dell`incontro, dell`amicizia, il gusto di sognare insieme, di camminare con gli altri. Ma nella vita c`è un`altra paralisi ancora più pericolosa e spesso difficile da identificare, e che ci costa molto riconoscere. Mi piace chiamarla la paralisi che nasce quando si confonde la felicità con un divano. Sì, credere che per essere felici abbiamo bisogno di un buon divano. Un divano che ci aiuti a stare comodi, tranquilli, ben sicuri. Un divano contro ogni tipo di dolore e timore. Un divano che ci faccia stare chiusi in casa senza affaticarci né preoccuparci. La 'divano-felicità' è probabilmente la paralisi silenziosa che ci può rovinare di più; perché a poco a poco, senza rendercene conto, ci troviamo addormentati, ci troviamo imbambolati e intontiti. L'altroieri parlavo dei giovani che vanno in pensione a venti anni, oggi parlo dei giovani addormentati, imbambolati, intontiti, mentre altri - forse i più vivi, ma non i più buoni - decidono il futuro per noi".
Se i giovani ci mettono il meglio il mondo sarà diverso
"Se ci metti il meglio di te, il mondo sarà diverso, è una sfida", dice ancora il Papa alla veglia della Gmg. "Il tempo che oggi stiamo vivendo non ha bisogno di giovani-divano ma di giovani con le scarpe, meglio ancora, con gli scarponcini calzati. Accetta solo giocatori titolari, non riserve. Vi chiede di essere protagonisti della storia perché la vita è bella sempre che vogliamo viverla e lasciare un'impronta. La storia oggi ci chiede di difendere la nostra dignità e altri non decidano il nostro futuro".
Teniamoci per mano, costruiamo un ponte: sarà un'impronta per gli altri
"Abbiate il coraggio di insegnarci che è più facile costruire ponti che innalzare muri!". Così Papa Francesco ha concluso la meditazione alla veglia di preghiera. "Tutti insieme chiediamo che esigiate da noi di percorrere le strade della fraternità. Costruire ponti: sapete qual è il primo ponte da costruire? Un ponte che possiamo realizzare qui e ora: stringerci la mano, darci la mano. Forza, fatelo adesso, qui, questo ponte primordiale, e datevi la mano. E` il grande ponte fraterno, e possano imparare a farlo i grandi di questo mondo! ma non per la fotografia, bensì per continuare a costruire ponti sempre più grandi. Che questo ponte umano sia seme di tanti altri; sarà un`impronta".